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Coltivazione

I nostri vigneti sono ubicati in 3 Comuni vicini tra loro: San Giovanni in Marignano e Saludecio in provincia di Rimini (in Romagna) e a Gradara, alle pendici del famoso castello, in provincia di Pesaro e Urbino (nelle alte Marche).

Parlando di coltivazione della vite, poiché alla fine del 1800 è arrivata in Europa una malattia chiamata filossera, il patrimonio viticolo è stato ripristinato innestando la vite autoctona sul portinnesto americano, caratterizzando in tal modo le attuali viti in italia.

La Tenuta del Monsignore mira alla qualità del prodotto, dunque per noi è necessario innanzitutto avere uve di qualità. Ciò si ottiene limitando la produzione per ettaro, ma soprattutto valutando quanto produce ogni ceppo di vite. Nella nostra azienda, a tale scopo, abbiamo adottato un’intensità di ceppi per ettaro molto elevata, infatti il nostro sesto d’impianto è di mt. 2,5 x 1, cioè i filari di vite distano l’uno dall’altro 2,5 mt e, su ciascun filare, ogni vite dista 1 metro dall’altra. Producendo da 2,5 kg a 3 kg di uva per ogni ceppo di vite, col sesto sopra esposto ed avendo 4.000 viti ogni ettaro, la nostra produzione media è da 100 a 120 ql. per ettaro. Per vini particolari, riduciamo la produzione fino al 20 – 30 %...


Dal punto di vista fitopatologico, adottiamo tutti gli accorgimenti per un basso impatto ambientale, trattando il vigneto limitatamente e con prodotti poco invasivi. La nostra azienda è tecnologicamente molto avanzata: adottiamo i mezzi meccanici che la moderna tecnologia ci offre, ma salvaguardiamo la qualità, innanzitutto controllando personalmente e quotidianamente lo stato delle vigne (700 anni di esperienza ci hanno insegnato qualcosa..) e per la raccolta utilizziamo una macchina grazie alla quale, a differenza di molte altre, l’acino d’uva arriva in cantina completamente integro.

Alcune delle nostre uve sono autoctone, altre internazionali. Produciamo Trebbiano, Bombino Bianco (che diventerà vino “Pagadebit”), Chardonnet, Riesling Renano, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot, Terrano del Carso.

Vinificazione

L’uva bianca e l’uva rossa seguono due percorsi diversi.

Per avere il vino vino rosso si effettua la “fermentazione in rosso”, immettendo nel fermentino l’uva pigiata senza preventiva separazione dalla buccia, nella quale sono contenute le sostanze che conferiscono il colore. L’uva così pigiata staziona nel fermentino dai 4 ai 20 giorni, nei quali avviene la fermentazione. Finita la fermentazione, si estrae il vino nuovo e le vinacce residue, ancora impregnate, vengono poste nella pressa. Il liquido ottenuto dalla pressatura viene unito al vino, mentre con le vinacce si può fare la grappa. Il vino nuovo, ancora torbido, lo versiamo più volte per far decantare le impurità (feccia) fino a fargli raggiungere la piena limpidezza.


L’uva bianca, invece, viene subito immessa all’interno di presse soffici, che provvedono a separare il mosto dalle vinacce. La nostra pressa, a differenza di quelle comunemente adottate, agisce sottovuoto, cioè riesce ad estrarre tutto il mosto a una pressione che, per princìpi fisici, non supera mai 1 atmosfera di pressione (i torchi tradizionali arrivano a 300 atm di pressione). Il mosto “fiore” così ottenuto, molto delicato, viene immesso in una vasca che, avendo una doppia parete, abbatte immediatamente la temperatura. La fermentazione che ne consegue avviene infatti a circa 15°C, permettendoci di ottenere vini particolarmente delicati e profumati. Presso La Tenuta del Monsignore, la fermentazione può durare anche 15/20 giorni, mentre con tradizionalmente avviene in 3/4 giorni, in maniera violenta e disorganica. Durante la fermentazione lo zucchero naturale contenuto nel mosto viene trasformato in alcool. A fermentazione avvenuta, possiamo dire che il vino è “nato”.

Togliendo la buccia ad un acino d’uva rosso, si vede che la polpa è bianca con una lieve venatura rossa, pertanto se facciamo seguire la “vinificazione in bianco”, otteniamo il rosato.

Conservazione e Affinamento

Generalmente conserviamo il vino in recipienti di acciaio e solo per la produzione di vini particolari lo conserviamo in piccole botticelle di rovere, denominate barrique e tonneaux. Per produrre un vino di qualità occorre seguire un processo che nasce dalla vigna e finisce con l’imbottigliamento. In alcuni casi il processo continua con l’affinamento in bottiglia.

E’ sempre vero il detto che “Nella botte piccola c’è il vino buono”?
Certi vini molto buoni e importanti, nella loro vita, devono fare un passaggio nella botticella di rovere, in particolare il vino bianco passito e i vini rossi molto corposi e strutturati che devono sfidare la notte dei tempi, cioè resistere molti anni.

Per i vini giovani e in particolare quasi tutti i vini bianchi, la giovinezza e la freschezza sono le caratteristiche che devono prevalere.
Per evitare i danni del tempo, occorre conservarli in recipienti di acciaio, che permettono di mantenere a lungo i profumi primari.

Imbottigliamento

Dopo che il vino è nato, dobbiamo imbottigliarlo. Non usiamo più il metodo “botte > damigiana > imbuto > bottiglia”, adottato due secoli fa dai nostri avi, bensì un metodo che si prefigge di raggiungere due obiettivi fondamentali: lasciare integre le caratteristiche qualitative del vino e operare al massimo livello d’igiene.

Le fasi dell’imbottigliamento sono le seguenti:
1. l’immissione delle bottiglie sterili in catena
2. il risciacquo con acqua sterilizzata
3. il riempimento
4. la tappatura
5. la capsulatura
6. l’etichettatura
7. l’incartonamento

Ora il vino è pronto per essere degustato.
Tutti i sogni che la produzione del vino incorpora sono pronti per essere profusi a chi intende sognare con noi.